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DELLA CARITA' EROICA VERSO DIO
L'amore ardentissimo, da cui il Servo di Dio sentiva trasportato verso il Signore, si manifestava da tutti gli atti di sua vita, ma specialmente dall'orrore che provava per ogni minima colpa, e dall'unione strettissima dell'anima sua col sommo Bene.
Già si è accennato, come egli soffrisse più acerbamente in quei tempi dell'anno, in cui gli uomini offendono Dio con maggiore frequenza: egli non poteva pensarci senza sentire una pena indicibile.
Nell'estate del 1889, stando per ragioni di ministero, nel Convento delle Alcantarine disse: "Non posso più oltre rimanere, mi sento venir meno; sconto i peccati che si fanno durante i bagni.". Infatti sembrava che agonizzasse. Ma quanto maggiori erano le sofferenze, tanto più s'accresceva la brama di dare a Dio una prova dell'amor suo, e perciò si sentiva spesso esclamare in mezzo ai suoi grandi martiri: "Cuore di Gesù, glorificatevi in me!" Chiese a Dio di patire assai per Lui, ma che i suoi patimenti fossero nascosti a tutti il più possibile. Questo orrore al peccato era diventato in lui così vivo, che ne sentiva qualche volta il fetore nelle anime perchè ne erano macchiate.
Nel 1889, avendo saputo che in Napoli era stata commessa un'orribile profanazione contro le sacre specie eucaristiche, fece subito esporre per tre giorni il SS.mo Sacramento e colle lacrime agli occhi assistè alle funzioni di riparazione.
Viveva continuamente assorto in Dio, sicchè spessissimo si vedeva interrompere il cibo, la conversazione, ed altre occupazioni per ripetere sante aspirazioni. Ma ciò faceva con tale grazia, che non disgustava punto gli astanti, ma li edificava. In ogni avvenimento poi prospero od avverso ripeteva giaculatorie appropriate, che edificavano chi l'ascoltava.
Viaggiando una volta con delle Suore da Napoli a Pompei, non fece altro che parlare di Dio, prendendo occasione dai campi, dalle piante, dal mare, dal Vesuvio ecc. Tutto gli serviva per sollevarsi a Dio. Al suono delle ore ripeteva aspirazioni e giaculatorie. Osservando una volta le Suore Alcantarine che il Servo di Dio, al contrario di quanto faceva prima, rivolgeva più spesso giaculatorie al Cuore di Gesù che alla Vergine Santa, tra loro celiando dicevano: "Sarà in collera con Maria". Ma egli spiegò la cosa dicendo: "E' la Vergine stessa che mi ha insegnato a fare così. Ella è "la madre del bello amore. Ella mi ha condotto ad una conoscenza più perfetta di Gesù C.; e si compiace più dell'amore che si porta al suo Figlio che di quello che si nutre per Lei stessa". Spesso lo si sorprendeva in colloqui accesi dinanzi al Tabernacolo, ove restava per lunghe ore, come avveniva per esempio, quando trovavasi a Pompei.
Dopo la benedizione della sera se ne restava chiuso nel Santuario, ed "oh quante cose", esclamava egli, "mi dice Gesù dalla sua custodia". Dopo la Messa faceva ordinariamente un'ora di fervoroso ringraziamento. E, quantunque, per le sue infermità fosse d'un colore quasi cadaverico, allora appariva sovente rosso e quasi risplendente in viso. Era divorato dallo zelo della gloria di Dio, e perciò si riempiva di santo entusiasmo, quando sentiva che Dio veniva gratificato nel mondo. E, quando predicava, lo faceva con tanto fervore ed energia che commoveva tutti.
Negli Esercizi spirituali alle Suore terminava sempre le sue istruzioni col parlare dell'amore di Dio fatto uomo. Per accendere nelle anime l'amore di Dio, scrisse i suoi libri ripieni da cima a fondo di slanci di accesissima carità. E non si curava del martirio che doveva soffrire per scrivere quei libri, poichè oltre al dolore di capo, all'affanno, alla vista indebolita, per l'impossibilità di piegare la spina dorsale era costretto a scrivere su una tavoletta che sosteneva colla mano sinistra.
In una conferenza domestica, tutto acceso d'amore,p arlando della felicità di abitare vicino al Sacramento, esclamò: "Io vorrei stare notte e giorno alla Sua presenza; non mi tedierei mai. Se mi rammarico dei miei mali, è solo perchè mi impediscono di visitare, come vorrei, il Prigioniero d'amore.". Ma poi soggiunse: "Sia fatta la divina volontà. Ma, se il Signore non mi vuole vicino, non può impedirmi, che almeno da lungi mi tenga sempre alla Sua presenza e l'adori.". Ma disse ciò con tale slancio e con volto così raggiante, che tutti i Religiosi lo rimirarono con meraviglia.
Egli era distaccato interamente dai beni della terra, ed i lacci del corpo gli pesavano troppo, perchè anelava troppo con ardore al Paradiso per ricongiungersi più strettamente con Dio. Era solito dire che era prontissimo a fare la volontà di Dio, ma il suo sospiro perenne era l'unione con questo Dio nel Cielo.