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SERVO DI DIO PADRE GIUSEPPE MARIA LEONE CSSR
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Virtù e Fama di Santità > Virtù

DELLA FEDE EROICA

Il Servo di Dio in tutte le manifestazioni della sua vita, nelle parole e nelle opere, dimostrò una fede eroica.
Era divorato da uno zelo ardente per diffondere e raffermare la fede in mezzo ai popoli. Perciò fece voto di andare alle missioni  degl'infedeli: si offrì ai Superiori di andare alla questua per aiutare i missionari della Colombia; e con vivissime istanze chiese di partire egli stesso per quella missione. All'annunzio che le sue domande erano accolte, così scrisse al Rettore Maggiore P. Celestino Berruti il 4 Settembre 1860:"Io non sono più in me per la gioia... questa notte l'ho passata quasi tutta senza sonno. Dio vi rimuneri di quanto fate per me peccatore ecc.." Se poi altre furono le disposizioni della Divina Provvidenza, egli in Patria riversò quello zelo ardente, che avrebbe voluto spendere in lontane regioni.
Viveva di continuo alla presenza di Dio; e bastava vederlo per accorgersi subito che egli viveva sempre unito a Lui. L'aspetto, le parole, le azioni e specialmente le preghiere giaculatorie, che quasi di continuo ripeteva, dimostravano a tutti  che egli era veramente un uomo di Dio.
Aveva una fede grande nella potenza del sacerdote per debellare il demonio; nutriva un sommo rispetto per i riti ed i sacramenti della Chiesa, e specialmente per l'acqua benedetta. Vedeva nei malati la persona stessa di Gesù Cristo, e perciò quando li visitava, stava sempre con laberretta in mano.
Mirabile era la sua divozione ai misteri della nostra religione, e specialmente, verso la Passione, il SS.mo Sacramento ed il Cuore di Gesù. Meditava di continuo la Passione del Signore, ed inculcava con grande enfasi alle Suore di fare altrettanto,  perché, diceva:"Voi siete le Spose d'un Dio Crocifisso".
La sua devozione verso il SS.mo Sacramento si manifestava nelle lunghe ore che restava immobile dinanzi l'altare eucaristico; nelle giaculatorie infocate che spesso ripeteva a Gesù Sacramentato. Questa divozione lo spingeva a baciare finanche i lini dell'altare. Non lasciava mai la Messa, per quanto fosse sofferente, e sebbene avesse passato la notte insonne tra i dolori più acerbi.
Per quanto grande fosse la sua debolezza, celebrando genufletteva fino a terra, ed offriva il S. Sacrificio con tale devozione da commuovere ed intenerire gli astanti. Anzi, spesso, dopo la Consacrazione si vedeva sorridere all'Ostia Santa, tanto che una volta il bambino che gli serviva la Messa n'ebbe timore. Più d'una volta disse: "Ciò che so, l'ho imparato ai piedi di Gesù Sacramentato più che dai libri che qualche volta ho lasciato impolverare". Raccomandava con grande zelo la frequente Comunione. Stando poi in Chiesa pregando ed esercitando opere di ministero, conservava tale compostezza da recare edificazione a quanti l'osservavano.
Ma la divozione caratteristica del Servo di Dio fu la divozione al Cuore di Gesù, la quale formava come la sua vita ed il principio motore della sua attività. Lo invocava quasi di continuo; prendeva occasione da ogni cosa per parlare di Lui. Non c'è lettera scritta dal Servo di Dio in cui non sia ricordato il Cuore di Gesù.
In Trinitapoli promosse l'esercizio del 1° Venerdì di ogni mese in onore del Cuore di Gesù. Al Comm. Bartolo Longo promise la guarigione da mortale malattia, se avesse fatto voto d'innalzare nel Santuario di Pompei un altare in onore del Cuore di Gesù. Fatto il voto il Comm. guarì perfettamente. Tenerissima fu ancora la divozione del servo di Dio verso la Vergine Santa. Fin da bambino l'ossequiava con preghiere e mortificazioni. La invocava e la lodava continuamente. Nelle prediche  e nelle conversazioni trovava sempre modo di parlare di lei.
Parlandone fu visto spesso accendersi in volto e qualche volta pure alienato dai sensi. In Trinitapoli formò una collana di Sacerdoti i quali si obbligavano a celebrare una volta al mese, secondo l'intenzione della Vergine Santa. Nella stessa  città promosse la divozione a Nostra Signora del Sacro Cuore, e con canzoncine, dialoghi, preghiere stampate in foglietti volanti cercava di diffondere nel popolo questa divozione. Malgrado le sue sofferenze per parecchi anni predicò in Trinitapoli  il mese Mariano. Per devozione alla SS.ma Vergine volle fare il pellegrinaggio di Loreto. Recitava ogni giorno il Rosario intero di 15 poste, e lo recitava posatamente e meditandone i misteri, perché, diceva, il Rosario recitato meccanicamente non piace alla Madonna.
Nel Sabato e nelle vigilie delle festività di Maria SS.ma faceva delle mortificazioni speciali. Qualunque cosa gli si chiedeva per amore di Maria, nulla rifiutava. Uscendo ed entrando in camera salutava l'immagine di Maria,  la quale sensibilmente spesso rispose al saluto del suo Servo. Mostrava poi la sua tenerezza verso di Lei, chiamandola coi titoli più soavi, come : "Colomba di Dio", "Rosa del suo cuore", "Mamma" ecc… .
I1 17 Ottobre 1885, nel Monastero delle Alcantarine di Castellammare il Servo di Dio, quantunque non conoscesse il nome di una suora, la chiamò a nome dicendo le: "Giuseppina, Giuseppina, voi sarete la più tentata fra tutte; però persevererete, perché la Madonna , vi vuole un gran bene".
Nell'Agosto dell'anno seguente, la suora vinta dalle angustie interne andò per presentarsi alla Superiora ed uscire dall'ordine. In quello stesso momento arrivava il Servo di Dio, il quale fatte adunare le suore disse loro: "E' la Mamma che mi manda  qui. Stavo scrivendo al mio tavolino ed ella mi ha detto: Corri, corri a Castellammare, una pecorella vuol scappare dall'ovile". Così salvò quella suora. Nutriva pure speciale devozione a S. Giuseppe, a S. Michele Arcangelo, a S. Raffaele, all'Angelo Custode, a S. Alfonso.

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